Se è vero che arte e vita debbano intendersi come dimensioni speculari l’una dell’altra, le opere di Valeriano Lessio ne sono vivida conferma. Lungi dall’essere un mero supporto, la tela diventa, nella produzione artistica di Lessio, una terra di confine nella quale le dinamiche esistenziali interiori ed esteriori all’artista s’incarnano nel colore, nella tensione del gesto che ora danza ora combatte mentre asseconda lo slancio creativo, nel divenire di percezioni visive e insieme emozionali evocate dal ritmo rapsodico delle stesure. Si respira un tono quasi epico in queste opere, qualcosa di grandioso e al contempo di universale che spinge l’artista ad andare oltre se stesso per calarsi nel magma dell’esistente, dove forze opposte confliggono in una lotta necessaria alla vita. Luce ed ombra, essere e non-essere, verità apparenti ed enigmi senza soluzione: ogni cosa e il suo contrario convivono nelle opere di Lessio, indicando così una visione totalizzante della pittura, che esclude la forma oggettivamente raffigurata per poter raccontare anche ciò che della realtà non si vede ma “esiste” e compone la complessa trama dell’esistenza. E a dispetto di un’esecuzione pittorica che si direbbe “emotiva” perché affidata all’impeto gestuale, quelle di Lessio sono invece opere interiormente meditate e traslate sulla tela con un criterio compositivo altrettanto studiato: non vi è nulla di caotico, quindi, nell’accordarsi o combattersi delle stesure, ma vi è l’armonia di spinte contrarie che rendono possibile la vita così come sono essenziali alla creazione artistica.
[Daniela Pronesti']