Da sempre, nell’opera di Thomas Welti, la figura umana è oggetto di un’indagine ai confini della forma e della sua rappresentazione. Forzare i limiti fisici della figura immaginando pose e gesti atletici oppure estrapolando dall’insieme soltanto alcuni particolari è un modo per trasformare il corpo in un paesaggio nuovo e sconosciuto dove l’identità del singolo si perde per lasciare spazio alla poetica delle forme. Quelli raffigurati da Welti sono corpi inverosimilmente “elastici”, pronti ad allungarsi, piegarsi, contorcersi come la creta plasmata dalle mani dell’artista. Un dinamismo spesso volutamente esasperato per rivelare una bellezza inaspettata, fatta di forme che dialogano con lo spazio disegnando linee e percorsi da scoprire con lo sguardo. La rappresentazione del corpo diventa quasi un pretesto per dare forma al movimento, per catturarne lo slancio, la forza, l’energia da cui la vita ha origine. E così come il corpo umano diventa un tramite per esplorare la natura interiore ed esteriore del dinamismo alla base dell’esistenza, allo stesso modo la tecnica ceramica serve all’artista per modellare una forma la cui reale natura materica viene dissimulata con l’intervento di patinature colorate che ricordano il bronzo, la pietra o altri materiali nobili. Sono sculture “vive” quelle di Thomas Welti, emblemi della forza che muove l’atto creativo così come anima e attraversa il corpo umano e ogni altra forma vivente.
[Daniela Pronestì]