L’idea del “recupero” come occasione per far rivivere materiali altrimenti destinati a diventare rifiuti, è uno dei principi alla base dell’opera di Daniela Bigagli. Ridare vita agli scarti trasformandoli in qualcosa d’altro rappresenta spesso il primo passaggio all’origine dei suoi lavori, nei quali colori e materia concorrono insieme a raccontare l’eterno divenire delle cose, il loro continuo mutare dentro e fuori l’individuo. Non vi è nulla di stabile e definitivo, anche noi cambiamo perennemente: questo ci ricorda Daniela Bigagli, mostrando come persino un rifiuto possa essere nobilitato una volta entrato a far parte dell’opera. Seguendo lo stesso criterio, l’artista attribuisce al colore il compito di simboleggiare sulla tela l’incessante fluire dell’acqua, il contrapporsi o armonizzarsi di forze che reggono il suo mondo interiore, l’istinto che spinge all’azione e il pensiero che induce all’attesa. In altre parole, ogni cosa e il suo contrario, all’interno di una pittura che accoglie in sé il respiro della vita, tutto ciò che siamo, vorremmo essere e diventiamo, portati dalla corrente inarrestabile del tempo. Persino la morte intesa come passaggio e rigenerazione diventa degna di essere celebrata, come avviene nel ciclo di opere dove l’immagine del teschio, affiancata a quella dei fiori, è simbolo della vita che rinasce al termine di ogni evoluzione.
[Daniela Pronestì]