Le opere di Claudio De Col richiedono due diversi livelli di lettura: il primo riguarda il soggetto raffigurato, quasi sempre la donna – sua amorosa ossessione ‒ con occhi grandi e intensi, profili e sorrisi da madonne quattrocentesche, corpi voluttuosi che si concedono senza pudore allo sguardo altrui; il secondo riguarda invece il complesso e raffinato intreccio di materiali e di altrettante tecniche di cui l’artista si avvale per costruire qualcosa di più di un semplice supporto o di un elemento decorativo. Per De Col la tecnica non è uno strumento a servizio dello stile o del contenuto figurativo ma è essa stessa lo stile e insieme la protagonista di un racconto a più voci, nel quale immagine, materia e tecnica incarnano aspetti diversi e complementari del femminile, intendendo quest’ultimo come emblema della capacità generativa e trasformativa insita nell’atto creativo. In altre parole, potremmo dire che De Col è innamorato più che della donna dell’universo femminile e di tutto ciò che questo rappresenta e richiama sul piano artistico. E quindi non solo la sensualità delle forme, gli ovali perfetti dei volti, le linee curve dei corpi, ma anche i diversi stadi della materia che l’artista, con l’ausilio di una straordinaria perizia tecnica, modella e trasforma per dare vita a qualcosa di nuovo, qualcosa che prima non c’era. L’arte per De Col è la tèchne dei Greci, il “saper fare”, trasformare, generare una forma nuova a partire dal caos informe dei tanti materiali e delle tecniche di cui l’artista di volta in volta sceglie di avvalersi. E non c’è omaggio più grande da rendere al femminile se non celebrarlo, proprio come fa Claudio De Col, attraverso il mistero infinitamente bello della creazione artistica.
[Daniela Pronesti']
FB. Art C. De Col