Analizzando la produzione artistica di Clara Mallegni viene in mente quella “leggerezza” di cui parla Italo Calvino nelle Lezioni americane, definendola come la capacità di “sollevarsi sulla pesantezza del mondo” per comprendere i significati che solo una visione delle cose dall’alto può far emergere. Applicato alle opere della Mallegni, questo concetto suona come un invito a liberarsi dalle zavorre delle proprie convinzioni, da tutto ciò che impedisce all’immaginazione di volare alto, come invece fa l’artista, muovendosi agilmente da un linguaggio all’altro − pittura, collage e scultura −, raccontando le cose da un punto di vista inconsueto, rivendicando per sé la libertà di essere “perpetuamente in volo”. Una creatività priva di costrizioni, quindi, in grado di procedere da una sperimentazione all’altra con passo sicuro e leggero, passando dalla realtà al sogno, dalla concretezza della terra alla sospesa astrazione delle nuvole. Osservando le sue opere, sentiamo anche di poter “spiccare il volo”, lasciandoci portare dalla magia di un racconto fantastico − quasi un tornare bambini ad ascoltare le fiabe −, vivendo un sogno ad occhi aperti oppure ancora immergendoci nell’atmosfera senza tempo di una visione cosmica o di un’emozione tradotta in immagine. E’ a questa sfida che ci chiama Clara Mallegni: lasciare indietro ciò che abbiamo già visto e conosciuto per “vivere” l’opera d’arte come la più bella e sorprendente delle avventure possibili.
[Daniela Pronestì]