Alessandro Ciantelli è nato a Pistoia e qui ha prevalentemente operato in stretta relazione, a partire dagli anni '60, con il dibattito artistico cittadino. Questo contesto ha caratterizzato l'evoluzione del suo linguaggio artistico che traspone dalla realtà frammenti alterati dalla matericità pittorica e da un cromatismo accentuato che astrae dagli effetti di luce/ombra della visione naturalistica. A partire dagli anni '90 il rapporto con la campagna e con la vita contadina, che Ciantelli ha conosciuto e forse rimpianto, viene sempre più sublimato, il denso magma pittorico delle sue opere evocano ancora il profilo collinare o i cartocci delle pannocchie di granturco, ma giugono ad una espressività al limite dell'informale che ricordano molto la maturità di Molotti. Dal mondo rurale “ricordato a memoria” non riaffiorano più immagini, bensì materiali come gli intonachini graffiati o la capacità evocativa di superfici usurate dal lavorio quotidiano dai ritmi stagionali. Ecco il senso delle composizioni che, dai primi anni del nuovo millennio, si basano su spaziature geometriche, semplicemente ritmate, ove coesistono, accomunate dalla densità materica, monocromi graffiti e gestualità cromatiche ancora portatrici di allusioni figurative. Ciantelli non si limita a cogliere dalla vita vissuta frammenti carichi di pathos, ma costruisce con pazienza un ordine ritmico capace di suggerire una rete di associazioni d'idee (per immagini) dove coesistono passato e presente, dove la storia (anche quella dell'arte evocata dalla foglia oro) ci aiuta a reinterpretare la realtà, dove uomo, natura e artificio convivono in un equilibrio instabile ma continuamente ricreato.
Numerose le sue esposizioni personali e collettive in Italia oltre che in Francia a Parigi, in Germania e nei Paesi Bassi in Amsterdam.
[Roberto Agnoletti]