LES POINTS
Racconti di una puntillista contemporanea

di Daniela Pronestì
Una barca in mezzo al mare, senza null’altro intorno, soltanto mille riverberi di luce che si riflettono
sull’acqua. Impossibile capire dove stia andando, verso quale meta o direzione. Forse è in balia della
corrente. Ma l’atmosfera è tranquilla e senza vento, l’acqua limpida e calma. Non c’è nulla che lasci
presagire l’arrivo di una tempesta. A ben guardare, si comprende che il senso dell’andar per mare sta nel
viaggio, nelle imprevedibili scoperte della navigazione e nei pericoli che possono venirne. Per Nadia
Lysakowska, dipingere barche simboleggia la voglia e insieme la necessità di mollare gli ormeggi, di
prendere il largo, scegliendo verso quale rotta dirigersi ma considerando anche l’imponderabilità della
corrente e di qualunque altro evento che intervenga, inaspettato, a rendere il viaggio turbolento. Una
metafora della vita, delle destinazioni scelte, delle strade tracciate e, allo stesso tempo, dei percorsi che
arrivano inattesi a scompaginare ogni previsione, a rendere obbligatorio un cambio di rotta improvviso.
Un discorso che vale per la singola persona, per la barca solitaria in un mare all’apparenza sereno e
cristallino, ma che può estendersi anche all’umanità tutta, al viaggio collettivo di tante barche riunite
insieme verso la medesima destinazione. È così che Nadia Lysakowska racconta la vicenda umana,
immaginandola come un andar per mare, da soli o insieme ad altri, in fuga da qualcosa o in gara l’uno
con l’altro, portati dall’onda o dalla brezza, vagabondi senza una meta o viaggiatori lungo rotte
conosciute. Un tema declinato con una tecnica – un incrocio tra la scomposizione del colore tipica del
pointillisme, i pixels delle odierne immagini digitali e i preziosismi cromatici di memoria modernista –
che attribuisce alla scena un’atmosfera quasi magica, sognante, sospesa, rimarcando così il valore
metaforico della rappresentazione. È nella luce il vero “mistero” di questi dipinti, nel modo in cui questa
si divide in mille punti, dal bianco al giallo, dal verde all’azzurro, specchiandosi sulla superficie del
mare, diventando tutt’uno con il riflesso del cielo. Mutevole, dinamica, cangiante, la luce è parte
integrante del racconto, l’elemento che cattura lo sguardo e lo porta a muoversi nell’illusione dello
spazio dipinto, procedendo dal blu intenso al giallo, dalle profondità marine alla superficie dell’acqua,
dall’insieme al particolare. Un modo per “fare luce” sulle cose, mostrarle nella loro essenza, proprio
come fa l’artista, scomponendo, colore dopo colore, ogni raggio, ogni riflesso, ogni riverbero luminoso.
È quello che succede anche nei paesaggi, con una miriade di punti colorati che insieme compongono
chiome di alberi e prati fioriti. Una fitta trama di colori che, nel passaggio da un tono chiaro ad uno
scuro e viceversa, restituiscono, insieme all’idea del movimento della luce sulle cose, anche
l’impressione del volume, della tridimensionalità. In questa moltitudine colorata ciascun elemento
ricopre la stessa importanza e si lega all’altro in un respiro comune, condiviso, collettivo. La pittura è un
fatto “corale” – sembra dire l’artista –, un’esperienza inclusiva che integra e accoglie nell’ottica della
complessità. In questo modo, vengono a crearsi vere e proprie cortine di colori che imprimono
dinamicità alla scena, suggerendo una sensazione di movimento continuo, di pulsazione costante, come
mille luci che vibrano insieme, con un effetto che ricorda il luccichio di un panorama in lontananza.
Poca importa quale sia il paesaggio raffigurato, se una pineta in prossimità del mare o lo scorcio di una
campagna alle porte della città; quello che conta, per l’artista, è rendere visibile l’anima “musicale” del
colore, “il suono interiore” degli elementi come lo definiva Kandinskij, creando accordi tra tinte calde e
tinte fredde, tra la quiete del blu e l’energia del giallo, tra l’opulenza del verde e il dinamismo
dell’arancione. Sinfonia di voci diverse risuonano insieme come note di uno spartito, nel quale ogni
frase musicale si lega all’altra, in un susseguirsi di canto e controcanto. Così al suono grave dei blu delle
chiome risponde il suono acuto dei campi giallo oro, al tono pacato dei verdi si oppone la vitalità
dell’arancione; in altri casi, invece, la sensazione di calma evocata dell’azzurro si diffonde in tutto il
dipinto, dal cielo agli alberi, fino al litorale. Quello che si offre allo sguardo è un suggestivo teatro della
luce, delle sue variazioni e modulazioni al mutare dell’ora e delle stagioni, nell’alternarsi di ombre e
scintillii, orizzonti luminosi e zone in controluce. Spesso le chiome degli alberi fungono da quinte
prospettiche che delimitano lo spazio e orientano lo sguardo verso il centro dell’opera. Nei lavori più
recenti accade invece che una “pioggia” di punti colorati occupi gran parte del dipinto, spostando così
l’attenzione sulla linea dell’orizzonte dove si vedono scorci di città italiane – da Roma a Firenze – o di
isole mediterranee. Sono opere che invitano ad entrare nelle maglie della pittura, nelle dinamiche
percettive del colore dalle quali trae origine l’illusione della realtà dipinta. Per Nadia Lysakowska,
questo rappresenta l’approdo ad una nuova meta espressiva, ad una diversa consapevolezza del mezzo
pittorico, in attesa che il vento torni a soffiare per portarla lontano, verso lidi ancora da scoprire.
alcuni momenti del Vernissage
durante la presentazione delle opere e dell\'artista
Nadia con la critica d\'arte Daniela Pronestì