Artista

SERGIO GIANNINI

MOND 110, 2022

MOND 110, 2022

dimensioni: 70x100 cm
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MOND 104, 2021

MOND 104, 2021

dimensioni: 50X50 cm
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MOND N° 68, a. 2019

MOND N° 68, a. 2019

dimensioni: 150 x 100 cm
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MOND N° 64, a. 2018

MOND N° 64, a. 2018

dimensioni: 150 x 100 cm
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MOND ° 72, a. 2019

MOND ° 72, a. 2019

dimensioni: 150 x 100 cm
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MOND N° 70, a. 2019

MOND N° 70, a. 2019

dimensioni: 150 x 100 cm
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MOND 112, 2022

MOND 112, 2022

dimensioni: 100X100 cm
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MOND N° 65, a. 2018

MOND N° 65, a. 2018

dimensioni: 120 x 100 cm
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MOND N° 70, a. 2019

MOND N° 70, a. 2019

dimensioni: 100 x 100 cm
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MOND N°67 , a. 2018

MOND N°67 , a. 2018

dimensioni: 100 x 100 cm
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MOND N° 73, a. 2019

MOND N° 73, a. 2019

dimensioni: 100 x 100 cm
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MOND N° 19, a.2013

MOND N° 19, a.2013

dimensioni: 44 x 100 cm
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MOND N° 79, a. 2020

MOND N° 79, a. 2020

dimensioni: 70 x 100 cm
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MOND 116, anno 2022

MOND 116, anno 2022

dimensioni: 40x40 cm
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MOND 117, anno 2022

MOND 117, anno 2022

dimensioni: 50x70 cm
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SERGIO GIANNINI

Sergio Giannini Nato a Pistoia nel 1954, parallelamente ad una formazione tecnica, che lo porta a frequentare la facoltà di Architettura, sviluppa una ricerca grafica e pittorica che evolve lentamente da figure di un'espressività al limite del satirico verso un equilibrato cromatismo apparentemente non figurativo.

Non a caso una sua recente personale era intitolata “MOND: Mettere Ordine Nel Disordine” e, presentandola, partiva da una citazione di W. Benjamin: “ogni ordine è un atto di estrema precarietà”. Con il suo lavoro vuole trasmetterci la consapevolezza di quanto la contemporaneità sovrabbondi di stimoli informativi e possa generare una confusione visiva ed un'indistinguibilità fra il dato reale e la fakenews. Cosciente che ogni equilibrio è precario, nei lavori più recenti Sergio parte sovente da frammenti staccati di manifesti e locandine di eventi culturali trasferendoli su tele o tavole, sui quali sovrappone strati cromatici, spesso generati d'impulso. Cancellare, sovrapporre, poi rimuovere, nuovamente aggiungere... infine ricercare zone omogenee e delimitarle con un segno... forme chiuse che restituiscono unitarietà a ciò che altrimenti si perderebbe nel coacervo dell'indistinto cromatico. Una profonda e lucida amarezza sembra percorrere queste forme che negano il concetto di permanenza e di geometria; quell'equilibrio che le opere finite sembrano restituirci non è l'unico possibile, dettato da regole compositive classiche. È solo uno dei bilanciamenti fra le infinite varianti che la vita introduce. Ecco che allora il lavoro sui bordi e dentro le forme acquista un valore simbolico. Il segno nero, evidenziando i contorni, vuol sottrarli alla forza opprimente e fagocitante dello spazio, il brulichìo dei frammenti tipografici o figurativi che affiorano all'interno delle forme crea più piani spaziali e diversi punti di osservazione accentuando la dialettica dei pieni e dei vuoti. Le forme generate dai contorni vengono a loro volta assorbite da un continuum metamorfico che lega l'insieme dell'opera, ma anche la successione delle opere stesse. Potremmo dire le recenti pitture di Giannini sono soprattutto specchio e salvaguardia di quella ricchezza di vita che pullula in ogni frammento del reale, che rivendica il diritto all’esistenza e che combatte, con forza incessante, per non essere cancellata dal tempo, dalla velocità dei consumi o soprattutto dal predominare di quel rumore di fondo che ci rende incapaci di ascolto.

[Roberto Agnoletti]

https://youtu.be/tthyoa4ycZQ