Enea, nato a Livorno dove vive tutt'ora, proviene da esperienze nel campo del design e dell'artigianato, le passioni per l'ebanisteria e la meccanica si sono affiancate a quella per la pittura dove è partito da una figurazione al limite dell'iperrealismo: spesso particolari di corpi nudi modellati dal chiaroscuro che li astrae a puri valori plastici. È evidente il medium della fotografia in b/n, che talvolta è presa a prestito da altri professionisti come Guido Argentini, di cui Enea rielabora frammenti di una nota serie di nudi. Se questa serie di opere ferma, immobilizza, il pulsare dei corpi, nasce subito dopo il desiderio di creare immagini che pulsino di vita propria, trasformandosi o arrivando a mutarsi dall'una all'altra. Non il freddo cinematismo di tanta Op Art, ma il giocoso bricolage che finalmente unisca tutte le precedenti passioni personali per regalarci un nuovo gioco didattico, o un'opera personalizzabile. È certo che Enea chiede al fruitore dei sue lavori di non fermarsi in contemplazione, ma di interagire decostruendo e ricostruendo immagini (secondo combinazioni prestabilite), cioè di condividere con lui l'azione creativa. Chiede al fruitore di non limitarsi a cogliere dalla vita vissuta frammenti carichi di pathos, ma di costruire con pazienza, da questi frammenti, una rete di associazioni d'idee (per immagini) capaci di reinterpretare la realtà e di suggerire ulteriori arricchimenti e trasformazioni.
Un modo per far riflettere sulla precarietà e sulla fragilità dell’essere umano e di tutte le cose, in un continuo fluire dove anche i contrari si dissolvono e le forme, apparentemente riconoscibili, si frantumano e si ricompongono, si lacerano e ricostruiscono temporanei equilibri, spezzano questi equilibri e ne creano di nuovi, polimorfi e inaspettati, mentre l'urlo si trasforma in sorriso, la sofferenza in gioia, la serietà in gioco.
[Roberto Agnoletti]